Il Crimine Ha I Giorni Contati
Di seguito il trailer internazionale (con sottotitoli italiani) di Il crimine ha i giorni contati, che finirà nel catalogo di Netflix dal 5 giugno, che anticipa numerosi combattimenti con armi da fuoco, inseguimenti in auto e intermezzi sensuali:
Il crimine ha i giorni contati
The Last Days of American Crime è il film più brutto che Netflix abbia realizzato nel 2020. Mi sento di postularlo a inizio recensione, anche se mancano ancora 6 mesi alla fine dell'anno. Nemmeno il gigante dello streaming, che con la qualità media dei suoi lungometraggi ha più di qualche problemino, può fare peggio di così. Nella speranza che nessuno la prenda come una sfida. Comunque battere questo film in peggio richiederebbe un impegno notevole, perché The Last Days of American Crime (noto in Italia anche con il titolo di Il crimine ha i giorni contati) è un cocktail di ingredienti tremendi così mal mescolati e assortiti da ricadere solo raramente nell'intrattenimento trash.
Il crimine ha i giorni contatiIn un futuro non molto lontano, come risposta definitiva al terrorismo e alla criminalità, il governo degli Stati Uniti pianifica la trasmissione di un segnale che rende impossibile a chiunque ...Apri scheda
Al loro primo incontro il film fa già faville, regalandoci l'intercorso sessuale più scult da parecchi anni a questa parte. Teoricamente sopraffatti dalla passione, Bricke e Shelby si appartano in un lurido bagno pubblico per consumare la loro sveltina Passano quindi un minuto buono a decidersi a mettersi le mani addosso, in un tripudio di luce smarmellata, lens flare involontari e colonna sonora aggiunta con la stessa grazia dei brani che inserite nelle vostre stories su Instagram. La colonna sonora sembra proprio fatta così: una manciata di canzoni famosi e scontatissime che partono all'improvviso per una quindicina di secondi e poi scompaiono, troncate di netto.
La Capitale d'Italia è sempre più ostaggio dei clan criminali. A Roma in soli sei giorni si sono contati tre morti ammazzati. Tutti legati alle guerre per il controllo delle zone di spaccio. Guerre che nascono da lontano, dalla frattura che un boss di camorra trapiantato nella Capitale, Michele Senese, ha scatenato. Il punto di non ritorno è stato l'omicidio del capo ultras della Lazio Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Era il 7 agosto del 2019 e proprio in questi giorni il processo per quell'omicidio porta alla luce retroscena inediti, ma segna anche una battuta d'arresto con il proscioglimento dei tre presunti mandanti.
Ma andiamo con ordine. Dicevamo della scia di sangue degli ultimi giorni. Tre morti ammazzati, nella Capitale dell'ottavo Paese più ricco del mondo. Capitale dove ora manca anche il prefetto, visto che il massimo responsabile della sicurezza pubblica in città, anche lui un napoletano, Bruno Frattasi, è stato promosso dal Governo al vertice della struttura di cybersicurezza nazionale.
Ma la scia di sangue di questi giorni ha origini più lontane. Come anticipato, risale all'agguato dell'agosto 2019 in cui fu ammazzato Fabrizio "Diabolik" Piscitelli. Secondo gli inquirenti quell'omicidio, dietro al quale aleggia l'importante impronta della famiglia Senese, ha costituito uno spartiacque che ha alterato gli equilibri criminali a Roma. Perché ha rotto la pax mafiosa utile al fiorire degli affari legati allo spaccio di droga e ha dato il via, scrivono i magistrati, a un susseguirsi di tentativi di uccisione tra il gruppo guidato dal socio di Diabolik Fabrizio Fabietti e i rivali del gruppo di Primavalle, legati ai Senese, capeggiati da Giuseppe Molisso, Leandro Bennato e Alessandro Capriotti.
Il capo ultras Piscitelli fu ucciso a sangue freddo con un colpo di pistola alla nuca mentre stava seduto tranquillamente su una panchina del parco degli Acquedotti, in pieno giorno. Si pensò che fosse stato attirato in una trappola e che stesse aspettavo qualcuno di cui si fidava. L'esecutore materiale è stato identificato dagli investigatori in Raul Esteban Calderol, killer cubano, arrestato e in questi giorni rinviato a giudizio. Ma per i tre presunti mandanti, Molisso, Bennato e Capriotti, il giudice per le indagini preliminari, su richiesta della stessa Procura antimafia, ha disposto l'archiviazione, non ritenendo esserci sufficienti elementi probatori per portarli a processo. Il decreto del Gip ricostruisce però alcuni retroscena dell'omicidio del capo della curva ultras della Lazio. In particolra emerge da una intercettazione in carcere che Michele Senese avrebbe, in maniera criptica, anticipato ai suoi familiari la morte di Piscitelli. Parlando con moglie e figlio in un colloquio in carcere intercettato dagli investigatori, Michele "'o pazzo" dice: Non ti posso dare un cucchiaino di polvere? L'apro e vi do un cucchiaino di polvere ad ognuno, ve lo mettete dentro al brodo. Si riferiva, secondo gli inquirenti, alle ceneri di Piscitelli, che verrà ucciso due settimane più tardi. Per gli investigatori, Piscitelli muore perché aveva scardinato gli spazi di competenza che i Senese avevano tanto faticato a tenere in piedi. Ed è stato fatto fuori in virtù della sua smania di potere. Lo dice anche Raffaele Purpo, detto "il mafia" (trovato morto in casa nel 2021), che con Piscitelli era amico anche perché entrambi erano nati al Quadraro, a Roma Sud. Diabolik se doveva fa i cazzi suadice Purpo, intercettato, in riferimento al fatto che Piscitelli aveva preteso da Capriotti il 50 per cento del debito totale (300 mila euro) che quest'ultimo aveva accumulato con gli albanesi. Mo lascia sta che quello ha solato tutti - aggiunge Purpo riferendosi a Capriotti - ma tu te vai a prende i soldi che non so i tua? Perché Diabolik se li stava a pija lui. Io gliel'ho detto. Secondo il marito di Giorgia Piscitelli, la figlia di Diabolik, il fatto che il delitto del suocero sia stato commesso nel cuore del territorio controllato dai Senese significa che Senese era d'accordo - ragiona in una telefonata intercettata nell'agosto del 2019 - altrimenti se non fosse stato d'accordo sarebbe successo il patatrack. 041b061a72